A dieci anni dalla morte, l’Istituto d’Istruzione Superiore di Cosenza ricorda Nicola Calipari.

Cosenza. Auditorium sede centrale dell’Istituto, ore 10.30

Della tragica vicenda di cronaca, della commemorazione dell'uomo e del professionista Calipari, il funzionario morto per liberare la giornalista Giuliana Sgrena, durante la guerra in Iraq, dei fatti politici susseguiti alla sua morte, del contesto socio-politico della guerra che si vive ancora in quei luoghi, di terrorismo internazionale e delle evoluzioni che questo fenomeno ha sviluppato sino ai giorni nostri con la propaganda mediatica dell'ISIS, si è parlato giovedì 5 marzo 2015, nell’incontro con l'autore del libro e con alcune autorità istituzionali locali. Tra gli ospiti,  Pino De Rose,  event  planner,  Giuseppe  Zanfini, Capo della Squadra  Mobile di Cosenza,  Gregorio  Corigliano,  giornalista  e Presidente del Circolo della Stampa  “Mariarosaria Sessa” di Cosenza.

 La  manifestazione,  coordinata  dal  giornalista  Valerio  Caparelli,  è  stata  aperta  dal  Dirigente scolastico Graziella Cammalleri, la quale ha puntualizzato  che: ” fare memoria non è ricordare o commemorare, ma rendere vivo un messaggio, una lezione, che persone straordinarie come Nicola Calipari  ci  hanno lasciato in  eredità.  Un messaggio forte  che deve  partire,  giustamente,  dalla scuola e arrivare ovunque.È su questo messaggio che si fonda l'etica dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Leonardo da Vinci-Nitti”, della  mia  scuola,  che,  da  sempre,  accetta  sfide  quotidiane,  difficili  e  complesse,  nella convinzione che in essa non si “dividano parti uguali tra disuguali” e che si possano trovare leopportunità  per  “tutti  e  per  ciascuno”,   di  affermarsi  come  persone  e  come  futuri  cittadini consapevoli che daranno il proprio contributo alla società e alla verità”. Subito dopo è stata data la parola al capo della squadra mobile Zanfini, che, commuovendosi al ricordo di Calipari, ha ricordato l’elevato spessore umano e professionale di quando era un valoroso componente della Polizia di Stato della città cosentina. 

La criminalità va rinchiusa in un recinto chiuso da una grande catena, ha ribadito Zanfini; ogni anello di questa catena è rappresentato dalle istituzioni; se questi anelli sono ben saldi tra loro lacriminalità resta contenuta e controllata; basta che un solo anello ceda per far fuoruscire tutte lebrutture e le malvagità dell’illegalità!” E’ stata  proiettata,  quindi,  una breve  ma dettagliata  clip,  preparata  dal  prof.  Gerardo Barbetta,insieme agli studenti della Redazione “La voce di Leo”, grazie alla quale sono stati contestualizzatie illustrati i fatti ai nostri studenti e a quelli degli altri Istituti del territorio presenti. La  morte  di  Calipari  rimane,  ancora  oggi,  uno  dei  tragici  misteri  irrisolti  della  recente  storia nazionale.

Il servitore dello Stato, capo della 2a Divisione Ricerca e Spionaggio all’Estero del Sismi, è stato assassinato il  4  marzo 2005 dal  marine Mario Louis Lozano ad un posto  di  blocco di  militari statunitensi sulla Route Irish mentre stava arrivando all’aeroporto di Baghdad.

Calipari, accompagnato dall’autista Andrea Carpano, stava riportando a casa la giornalista de “Il Manifesto” Giuliana Sgrena, rapita un mese prima dall’organizzazione della Jihad islamica. Le  versioni  congiunte  dei  governi  degli  Stati  Uniti  d’America  e  d’Italia,  smentite  da  alcuni documenti pubblicati nella vicenda Wiki Leaks, ha indotto recentemente molte personalità politiche e del giornalismo italiano a richiedere la riapertura del caso. Nel frattempo, mentre il caso Calipari è stato rimosso volutamente per qualche anno dalla memoria collettiva, un magistrato romano, Erminio Amelio, ha pubblicato un saggio sulla vicenda, intitolato “L’omicidio di Nicola Calipari”, edito da Rubbettino. Nel libro il Sostituto Procuratore del Pool Antiterrorismo della Procura della Repubblica di Roma è riuscito a smontare la versione fornita dal  Governo americano e ha ricostruito dettagliatamente l’accaduto sulla base dei fatti accertati.

Anche il giornalista Gregorio Corigliano ha voluto dare il suo contributo alla memoria di un grande uomo come Calipari. Toccanti le sue parole:” ragazzi, non lasciate spegnere il faro della memoria,perché, come sosteneva Voltaire, ai vivi si devono dei riguardi, ai morti si deve soltanto la verità! Sant’Agostino diceva che anche i morti sentono freddo,  soprattutto, quando facciamo mancareloro il calore del nostro ricordo e della verità!”“  Grazie  di  avermi  fatto  ritornare  a  Cosenza!”  con  queste  parole il  Sostituto  Procuratore scrittore Erminio Amelio ha salutato il folto pubblico e  dopo aver descritto, con minuziosità quanto accaduto, si è soffermato anche su quanto si potrebbe ancora fare per riportare la verità e la giustizia sui fatti di quella tragica vicenda. Egli ha ribadito che non ha conosciuto personalmente Nicola Calipari ma porta con sé i ricordi di quelle ore drammatiche, dell’arrivo dell’aereo che  riportava la salma a Ciampino, delle mani del Presidente Ciampi  sulla sua bara,  dei  funerali  alla  Basilica  di  Santa  Maria  degli  Angeli,  della commemorazione in Campidoglio.

Gli  eroi  dimenticati  muoiono  ogni  giorno”,  ha  concluso  Amelio,  ma  noi  non  dobbiamo  piùpermettere che questo accada!” Poi, dopo aver risposto alle numerose domande dei ragazzi presenti, il magistrato li ha salutati calorosamente dicendo loro: “aprite la vostra mente, cari ragazzi, perché la conoscenza vi rendemigliori! Oggi voglio ricordare a tutti voi la frase di mia madre che diceva: se sarai costretto arinunciare a qualcosa non liberarti mai dei tuoi libri!” Concludo  questo  comunicato  stampa  con  la  consapevolezza  che  l’incontro  di  oggi  abbia rappresentato, sicuramente, per tutti noi, un’altra straordinaria occasione di crescita e di riflessione,un altro momento di grande valenza e spessore umano e sociale, oltre che didattico. Dopo la lettura del libro, personalmente, porto con me le parole “pesanti” di Rosa, la moglie diNicola, : ” Questa sentenza riduce la vicenda a un fatto e a un dolore strettamente privato(….).Non possiamo chiedere giustizia su quello che il popolo italiano ha definito un eroe e non abbiamo la possibilità di giudicare chi ha ucciso mio marito, al quale lo Stato italiano ha dato la medaglia d’oro al valor militare. Forse dovrei rinunciare a questa medaglia!

 Addetto stampa d’Istituto

M.Gabriella Pugliese

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